«Restituire i marmi del Partenone ad Atene non farebbe che nutrire la bestia del mito nazionalista: lasciamo che raccontino la loro storia a Londra. Scegliamo, seguendo Aristotele, la verità storica piuttosto che un’amicizia emotiva», lo afferma l’archeologo classico Mario Trabucco della Torretta. I marmi di Elgin hanno ispirato poeti, pittori e scultori in Gran Bretagna. Senza di essi sarebbe stata molto diversa la produzione di Keats, Byron, Shelley, Flaxman, Rossi e Westmacott. La stessa Londra sarebbe diversa. La materialità spezzata e ruvida di quegli «uomini di marmo e fanciulle sopraffatte» (Keats) pose fine alla lunga storia d’amore con la rigida bellezza ideale del classicismo, spostando il quadrante della bussola estetica verso la sublimità della natura. Questo spostamento tettonico ci ha portato alla sorprendente riscoperta di ciò che veramente era il mondo classico: le celebri certezze degli antiquari sono crollate, contestate dagli originali greci che richiedevano un approccio più strutturato. Le reliquie di Atene, Phigaleia ed Egina una volta trasferite a Londra, Parigi e Monaco sono diventate il carburante inestinguibile del neonato filellenismo. [Mario Trabucco della Torretta] «Le argomentazioni contro il loro ritorno in Grecia non sono più sostenibili», afferma la storica dell’arte Eleni Vassilika (cittadina britannica di origine greca), già direttrice del Museo Egizio di Torino tra l’altro). I marmi del Partenone non rappresentano un bottino di guerra, sono il patrimonio artistico nazionale greco preso nel 1801-03 e nel 1810. Gli argomenti contro il loro ritorno si sono ridotti alla rivendicazione britannica del permesso dei governanti ottomani di prenderli; alla loro discutibile etnia greca e alla presunta incapacità greca di prendersi cura di loro; alla preveggenza britannica nel salvarli; al fatto che il loro ritorno non li avrebbe riuniti all’architettura, ma spostati da un museo all’altro; all’espediente legale che non possono essere revocati (nonostante la legislazione lo renda possibile per il bottino nazista). I diritti umani internazionali, migliorati dalla Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni (2007), riconoscono il diritto di una comunità al proprio patrimonio culturale. [Eleni Vassilika] Con il ripristino della Raggiera in legno dorato si concludono ufficialmente i restauri della Cappella della Sindone di Torino, durati 25 anni e voluti dal MiC con il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione La Stampa-Specchio dei Tempi e Consulta della Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino. Immaginata già da Guarini e poi realizzata da Antonio Bertola, la Raggiera serviva a filtrare e convogliare la luce del sole dalla finestra alla croce dell’altare, con un effetto scenico d’impatto. L’altare della cappella della Sindone commissionato dal duca di Savoia Vittorio Amedeo II è stato infatti progettato dall’ingegnere e matematico Antonio Bertola tra il 1688 e il 1694 per accogliere la Santa Sindone conservata nell’urna centrale dal 1694 al 1993. Ricostruite anche le balaustre in legno dorato dei tre coretti della Cappella, gravemente danneggiata nell’incendio divampato nella notte dell’11 aprile 1997. [Redazione] Pavlo Makov, artista rappresentatnte l’Ucraina alla 59ma Biennale di Venezia, è stato ospite la sera del 13 luglio al museo Dart di Dolianova, per un incontro voluto da Casa Falconieri. Artista di fama mondiale, membro della Royal Society of Painters and Graphic Artists of Great Britain, membro corrispondente della National Academy of Arts of Ukraine e vincitore del Premio Nazionale Taras Shevchenko dell’Ucraina: «L’arte, ha spiegato all’ansa, ci aiuta a sopportare quello che succede e questo vale anche in una situazione come questa. La situazione cambia in ogni momento. La cultura può aiutare l’Ucraina, anche con aste di beneficenza. Una mia opera è stata venduta da poco proprio per aiutare l’Ucraina. Ma in questo momento la priorità è quella delle armi». [ansa] Artissima ha annunciato le gallerie della 29ma edizione, la prima diretta da Luigi Fassi, in programma all’Oval Lingotto dal 4 al 6 novembre con le canoniche quattro sezioni Main Section, New Entries, Monologue/Dialogue e Art Spaces & Editions, e con le altrettanto canoniche tre sezioni curate Disegni, Present Future e Back to the Future. Parteciperanno 174 gallerie italiane e internazionali (35 i progetti monografici). Iniziative specifiche confermeranno l’unicità della fiera dedicata al contemporaneo di ricerca sperimentale e cutting-edge. Le gallerie di Artissima 2022 provengono da 28 Paesi e 4 continenti: Austria, Belgio, Brasile, Cina, Colombia, Corea del Sud, Cuba, Francia, Georgia, Germania, Grecia, Hong Kong, Iran, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Romania, Serbia, Spagna, Stati Uniti, Sud Africa, Svizzera, Turchia, Ungheria, Uruguay e Zimbabwe. Espongono per la prima volta in fiera 40 gallerie. [Redazione] Per i 600 anni dalla nascita di Federico da Montefeltro (1422-82), torna a Urbino la celebre Pala Montefeltro di Piero della Francesca, con una replica ricollocata nella restaurata Chiesa di San Bernardino, dove riposano le spoglie di Federico e del figlio Guidobaldo. «Un’operazione resa possibile grazie alla replica in scala 1:1 realizzata da Haltadefinizione, tech company del gruppo Franco Cosimo Panini Editore, specializzata nella digitalizzazione e riproduzione di opere d’arte. Nel 1811, la Madonna col Bambino e santi, angeli e Federico da Montefeltro (Pala di San Bernardino o Pala Montefeltro) venne requisita dalle truppe francesi inviate da Napoleone. Al tempo Piero della Francesca non godeva di grande ammirazione perché non rispecchiava il gusto artistico dell’imperatore. Il capolavoro, invece di partire per la Francia fu inviato alla Pinacoteca di Brera, ed entrò così nella collezione. La digitalizzazione in gigapixel permette di ottenere esemplari digitali a elevata risoluzione dei dipinti: immagini dettagliatissime formate da miliardi di pixel che consentono di indagare e ricreare l’opera nei più piccoli dettagli», spiega il Comitato per le celebrazioni. [Redazione] È online dal 13 luglio, a dieci anni dal primo lancio, il nuovo sito di R’accolte, il catalogo multimediale delle oltre 14mila opere d’arte censite da Acri, appartenenti alle collezioni delle Fondazioni di origine bancaria. Completamente rinnovato nella grafica, il sito rende accessibile questo prezioso patrimonio a studiosi e appassionati. «R’accolte si snoda in diversi percorsi dinamici tra opere di grande valore storico e artistico, rendendo disponibili le informazioni sulla loro entità e composizione. Si tratta di un catalogo collettivo dei beni culturali delle Fondazioni sotto forma di una banca dati che raccoglie le immagini e i dati sintetici delle diverse tipologie di opere. Il database è in progressivo aggiornamento ed espansione. Fortemente voluta da Acri e dalla sua Commissione per le Attività e i Beni culturali, R’accolte oltre a mettere a disposizione una testimonianza della storia artistica e culturale del Paese, è anche uno strumento utile e funzionale per la gestione delle attività delle Fondazioni e per lo sviluppo di ulteriori sinergie con altri soggetti operanti sui territori», spiegano da Acri (Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio Spa). [Redazione] Sebbene il mercato degli Nft stia navigando con venti contrari, due fratelli italiani hanno appena acquistato una bottiglia di champagne da 2,5 milioni di dollari non per le bollicine dell’annata, 2017, ma per i token digitali attaccati alla bottiglia. La bottiglia di dimensioni magnum è decorata con le immagini di cinque Nft disegnate da Mig, l’artista dei «Bored Ape Yacht Club», tanto amati dalle celebrità. Gli «Sneaky Vampire Syndicate Nft» facevano infatti parte dell’acquisto della bottiglia sulla quale sono stati inoltre trasferiti digitalmente. I fratelli Giovanni e Piero Buono hanno acquistato la bottiglia in una vendita privata, secondo quanto riporta il «Wall Street Journal». Sebbene la bottiglia fosse quotata sulla piattaforma OpenSea per 2.500 ETH, la transazione è stata effettuata in dollari. [Wall Street Journal] Gli esperti di un museo in Israele hanno scoperto tre schizzi di Amedeo Modigliani nascosti sotto la superficie del suo «Nudo con cappello», dipinto del 1908. Gli schizzi incompiuti sono stati trovati sotto la tela conservata al Museo Hecht dell’Università di Haifa, in Israele, durante lo studio di approfondimento sulle tecniche dell’artista, per il quale il dipinto è stato sottoposto a un’indagine ai raggi X, in vista di una retrospettiva su Modigliani che si terrà nella Barnes Collection di Filadelfia in ottobre. «Non è la prima volta che uno schizzo emerge da una tela di Modigliani. Nel 2018 sempre grazie ai raggi X era venuto alla luce un ritratto mai visto prima sotto uno dei suoi dipinti alla Tate Gallery di Londra. Unicità di “Nudo con cappello”, nella collezione del museo dal 1983, è il fatto che sul retro e sul davanti della tela ci sono due ritratti di donne, orientati in direzioni opposte. Da un lato compare una delle modelle di Modigliani, la sua amica Maud Abrantès, dall’altro una donna a torso nudo», si legge su «Artnews». Scoperto un autoritratto di Van Gogh nascosto sotto un suo dipinto raffigurante il ritratto di una contadina. I raggi X hanno rivelato il volto dell’artista con cappello e fazzoletto intorno al collo su una tela della collezione delle National Galleries of Scotland. «È stato emozionante, afferma a “The Guardian” Lesley Stevenson, conservatore di dipinti senior presso il museo, è successo durante una radiografia di routine sul dipinto di Van Gogh “Testa di contadina”, ed ecco sul retro della tela, nascosta per più di 100 anni sotto strati di colla e cartone, questa strordinaria scoperta. Conservando il dipinto originale i restauratori inizieranno ora il processo di rivelazione dell’autoritratto, che si trova in una condizione incerta sotto strati di adesivo e cartone. La sfida sarà rimuovere l’adesivo dagli strati di pittura a olio, sfruttando la differenza di solubilità della colla di origine animale e della vernice a base di olio». [The Guardian] Scoperti resti rari di uomini e cavalli uccisi durante la battaglia di Waterloo più di 200 anni fa. Accademici, archeologi e una squadra di veterani militari scavando vicino a Bruxelles hanno portato alla luce lo scheletro completo di un soldato al comando del duca di Wellington, morto durante lo scontro cruciale con l’esercito francese di Napoleone. I resti del soldato sono emersi in un fosso vicino a una fattoria a Mont-Saint-Jean, a sud di Bruxelles, che si pensa abbia ospitato uno degli ospedali da campo di Wellington. Il suo corpo è stato presumibilmente infossato lì dopo la morte durante il trattamento, insieme a braccia e gambe mozzate rimosse durante le amputazioni. Scoperte nelle vicinanze anche le ossa dei cavalli uccisi durante la battaglia, usate per estrarre cannoni e munizioni. «Non ho mai visto niente di simile, non ci avvicineremo più di così alla dura realtà di Waterloo», ha affermato al «Daily Mail» Tony Pollard, archeologo dell’Università di Glasgow. [Daily Mail] Una raccolta di quasi 30mila immagini della diaspora nera nel Regno Unito e negli Stati Uniti, dal XIX secolo a oggi, accessibili online gratuitamente per aumentare la consapevolezza della storia dei neri nel Regno Unito. È la Black History & Culture Collectio, con più di 20 categorie di immagini tra cui politica, istruzione, emancipazione femminile e LGBTQ+, dal 1800 a oggi. Getty Images renderà queste foto gratuite per l’uso a scopi non di lucro e didattici. L’accesso consentirà a educatori, ricercatori e creatori di contenuti di raccontare testimonianze inedite della storia e dalla cultura dei neri oltre le narrazioni di schiavitù e colonizzazione. [The Guardian] Mostre che aprono Sei arazzi di Dresda esposti dal 15 luglio al 30 ottobre nel Columbus Museum of Art in Ohio omaggiano (tardivamente) il 500mo anniversario della morte di Raffaello (1483-1520). Si tratta di sei arazzi raffiguranti scene bibliche disegnati da Raffaello, comprendenti alcuni dei disegni utilizzati per i 12 arazzi della Cappella Sistina in Vaticano, presentati per la prima volta negli Stati Uniti nella mostra «Raffaello. Il potere dell’immaginario rinascimentale: gli arazzi di Dresda e il loro impatto». Raffaello fu incaricato da papa Leone X nel 1515 di realizzare diversi cartoni di grande formato per gli arazzi della Cappella Sistina, nei Musei Vaticani. I disegni preparatori, conservati al Victoria and Albert Museum di Londra, furono acquistati a Genova nel 1623 dal futuro re Carlo I d’Inghilterra. I cosiddetti «arazzi di Dresda», alti dal pavimento al soffitto, raffigurano scene della vita dei santi Pietro e Paolo e furono tessuti a Mortlake nel XVII secolo per la collezione reale britannica, poi portati in Germania nel XVIII secolo da Augusto il Forte. La mostra ricostruisce quel periodo con dipinti, sculture e stampe dei personaggi dell’epoca, da Albrecht Dürer a Nicolas Poussin, Peter Paul Rubens, fino ad artisti del XIX secolo. [Gabriella Angeliti] Mostre aperte Prosegue fino al 22 gennaio al Musée des Artes Décoratifs a Parigi la mostra «Il mondo surrealista di Elsa Schiapparelli», con 577 opere esposte in ordine cronologico e tematico, tra cui 212 sagome e accessori della celebre stilista insieme a dipinti iconici, sculture, gioielli, profumi, ceramiche, poster e fotografie di artisti, amici e contemporanei della Schiaparelli come Man Ray, Salvador Dalí, Jean Cocteau, Meret Oppenheim e Elsa Triolet. Allieva di Paul Poiret e musa di Man Ray, Schiapparelli ha presentato i suoi primi modelli nel 1927, una collezione di maglioni decorati giocosamente con cravatte e fiocchi trompe-l’oeil. Nei tre decenni successivi ha sviluppato un corpus di lavori radicali influenzati dagli stretti legami con l’avanguardia parigina. Lo scenografico allestimento della mostra è a cura di Nathalie Crinièr, con la supervisione di Daniel Roseberry, eclettico stilista americano e direttore creativo della casa di alta moda francese Schiaparelli dal 2019. [Redazione] Addii Spider Webb, famoso tatuatore noto per i suoi disegni intricati e per le battaglie contro la legge che per decenni ha reso illegale il tatuaggio a New York, è morto il 2 luglio ad Asheville, in Carolina del Nord, a 78 anni. Joseph O’Sullivan (questo il suo nome di battesimo) aveva infranto pubblicamente quella legge con una performance di disobbedienza civile davanti al MoMA, tatuando nel 1976 nave e uaquila sul petto, draghi sulle braccia e fiori sulle gambe e un uccello sulla schiena a una signora. La polizia lo aveva fermato. Spider ripetè la performance nel 1981 davanti al Metropolitan Museum of Art, insieme all’artista Annie Sprinkle, ma questa volta non fu arrestato. Persa qualche battaglia, Spider ha vinto la sua guerra nel 1997, quando la città ha ritirato ufficialmente il divieto. Nel 2017, quando la New York Historical Society gli ha dedicato la mostra «Tattooed New York». Era anche artista e videoartista [The New York Times]
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